La Mumbai di Zubin Metha
- IndiaResponsabile

- 15 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Zubin Metha (1936)
Nell’India del dopoguerra, la musica classica occidentale era un interesse di nicchia, coltivato in piccoli circoli cittadini a Bombay o Calcutta. Nello stesso periodo, la musica classica indiana veniva introdotta all’Occidente da maestri come Ravi Shankar. Zubin Mehta si trovava all’altro capo di questo scambio: diventò uno degli interpreti più celebrati al mondo della musica sinfonica occidentale.
Formatosi a Vienna negli anni ’50, la carriera di Zubin Mehta si è estesa per oltre sei decenni, durante i quali ha diretto la Los Angeles Philharmonic, la New York Philharmonic e, in modo particolarmente significativo, la Israel Philharmonic Orchestra. Il suo lavoro ha portato una dimensione autenticamente globale al ruolo del direttore d’orchestra, unendo pubblici, repertori e culture.

Preludio di un’eredità
Zubin Mehta nasce nel 1936 a Bombay, in una famiglia parsi profondamente legata alla musica. Suo padre, Mehli Mehta, violinista e direttore d’orchestra, fondò la Bombay Symphony Orchestra, portando la musica classica occidentale nel cuore del panorama culturale cittadino. In quell’ambiente, le prove orchestrali e le discussioni sui grandi compositori facevano parte della quotidianità.
Anche se inizialmente la famiglia lo incoraggiò a studiare medicina, Zubin Mehta scelse invece di dedicarsi alla musica.
A diciott’anni si trasferì a Vienna e si iscrisse all’Akademie für Musik, uno dei conservatori più prestigiosi d’Europa. La Vienna degli anni ’50 era una città in piena rinascita culturale, ed è lì che Mehta si formò sotto la guida di rinomati direttori come Hans Swarowsky, imparando la disciplina della leadership orchestrale e gettando le basi per una carriera influente e longeva.
L’ascesa sul palcoscenico mondiale
Dopo gli studi viennesi, la carriera di Zubin Mehta prese slancio molto rapidamente. Poco più che ventenne, iniziò a dirigere alcune delle maggiori orchestre internazionali. A venticinque anni fu nominato direttore musicale della Montreal Symphony Orchestra. Poco dopo assunse lo stesso ruolo con la Los Angeles Philharmonic, dove la sua energia e il suo carisma portarono nuova linfa vitale all’ensemble.
Ma la sua associazione più duratura iniziò nel 1969 con la Israel Philharmonic Orchestra, dove divenne infine Direttore Musicale a Vita. Portò l’orchestra a esibirsi in zone di guerra e in contesti di conflitto, utilizzando la musica come forma di connessione e guarigione. Il suo lavoro in Israele è spesso descritto come trasformativo. Era noto per la sua capacità di comunicare al di là delle differenze culturali, invitando musicisti e ascoltatori a vivere la profondità emotiva della musica classica.
Sull’album Raga-Māla (Sitar Concerto No.2), troviamo un incontro storico tra il sitar di Pandit Ravi Shankar e la direzione orchestrale di Zubin Mehta. Registrato con la London Philharmonic Orchestra e presentato nel 1981, questo concerto tesse un ponte tra le tradizioni musicali dell’Oriente e dell’Occidente, incarnando l’universalità del linguaggio musicale.
“In verità, sono diventato direttore d’orchestra perché, nel profondo, volevo dirigere le quattro sinfonie di Brahms e i poemi sinfonici di Richard Strauss.”— Zubin Mehta
Una vita in risonanza
A quasi novant’anni, Zubin Mehta continua ancora a salire sul podio, dirigendo con la stessa convinzione che lo portò da Bombay a Vienna. I suoi concerti più recenti con la Symphony Orchestra of India ricordano che la sua musica è una presenza viva, non un ricordo. Nel corso di decenni ha modellato orchestre a Los Angeles, New York, Firenze, Monaco e Tel Aviv, lasciando istituzioni rafforzate dalla sua visione.
Il mondo ha riconosciuto il suo contributo: Padma Bhushan e Padma Vibhushan dall’India, il Kennedy Center Honor negli Stati Uniti, il Praemium Imperiale dal Giappone, cittadinanze onorarie e dottorati in tutta Europa e oltre. Ma questi riconoscimenti, pur numerosi, si affiancano a qualcosa di più grande: le ovazioni a Vienna, le lunghe tournée attraverso i continenti, e le sale da concerto gremite di nuovi ascoltatori.

Scoprire Mumbai
Mumbai, la “Città dei Sogni”, sorge su ciò che un tempo erano sette isole.
La città si è trasformata in una penisola scolpita da forti portoghesi, cantieri britannici e, in seguito, dalle aspirazioni dell’India indipendente.
Oggi è il centro finanziario del Paese, ma anche la capitale del cinema, dove Bollywood plasma l’immaginario popolare.
Edifici in stile gotico revival come la Chhatrapati Shivaji Terminus convivono con le curve art déco della Marine Drive. I treni locali attraversano grattacieli scintillanti e scene di strada coloratissime. Le bancarelle offrono sapori da ogni comunità.
Ogni strada è un crocevia, dove nuove esperienze attendono e l’energia di milioni di persone crea un battito vitale inconfondibile.
Esplora l’arte moderna indiana alla DAG
Visita le gallerie DAG all’interno del Taj Mahal Palace, dove le mostre spaziano dai maestri storici ai pionieri del modernismo. Con interni rivestiti in legno e allestimenti in costante cambiamento, questi spazi offrono uno sguardo intimo sul viaggio artistico dell’India all’interno di uno dei suoi luoghi più iconici.
Vivi la storia al Crawford Market
Passeggia tra i corridoi di uno dei mercati più antichi di Bombay, dove archi vittoriani custodiscono un mondo caotico di fruttivendoli, venditori di spezie e antiche pasticcerie. Tra voci che contrattano e profumi di masala appena macinati, potrai vivere l’anima commerciale della città coloniale.
Cammina tra glamour e geometrie
Scopri il distretto art déco di Mumbai, dove cinema e palazzi residenziali sfoggiano balconi curvi, motivi a raggiera e facciate aerodinamiche. Parti da Oval Maidan, prosegui lungo Marine Drive, e lasciati sorprendere da come il movimento architettonico degli anni ’20 abbia plasmato lo skyline della città.
Assaggia la città nei suoi bazar e chioschi
Gusta un Pav Bhaji sulla spiaggia di Chowpatty, un Vada Pav da un carretto di strada o dei kebab a Mohammad Ali Road. Lo street food di Mumbai si scopre con il palato, nei luoghi frequentati dai locali: dalle bancarelle ai mercati notturni, ogni morso racconta una storia






Commenti