L'Odisha di Prafulla Mohanty
- IndiaResponsabile

- 15 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Prafulla Mohanty (1936)
L’Odisha è una terra dove l’arte non è una disciplina, ma una forma di vivere.
Qui la pittura, la danza e il racconto si intrecciano alla vita quotidiana con la stessa naturalezza con cui si intrecciano le stagioni. Essere nati in questo luogo significa ereditare un patrimonio fatto di ritmo, simboli e gesti ripetuti nel tempo.
Ma saperlo portare oltre i confini, reinventarlo senza tradirlo, è un dono raro.
Questo dono appartiene a Prafulla Mohanti.
Dall’Odisha a Londra, la sua opera porta con sé l’eco della vita del villaggio, una semplicità profonda che dialoga con l’astrazione dell’arte moderna.
Pittura, architettura, scrittura: tutto il suo lavoro ruota intorno a un unico centro — il legame con il luogo da cui proviene. Una terra che non ha mai lasciato davvero.

Una vita tra due mondi
Prafulla Mohanti è nato nel villaggio fluviale di Nanpur, dove non c’erano né strade, né elettricità, né orologi. Il tempo era dettato dal sole, dal canto degli uccelli e dai ritmi della comunità.
La sua prima aula fu la veranda di un contadino, dove a tre anni gli vennero insegnati i primi tre cerchi — simboli di Brahma, Vishnu e Mahesh. Quel disegno semplice, carico di significato, fu l’inizio silenzioso del suo cammino creativo.
Dopo gli studi in architettura a Mumbai, a 24 anni si trasferì a Leeds, in Inghilterra, per approfondire la sua formazione. Fu lì che iniziò a dipingere, usando colori vivaci per contrastare il grigiore della vita urbana. In parallelo all’architettura, espose i suoi primi quadri, sperimentò con la danza, lo yoga, il movimento.
Da allora vive nel Regno Unito, ma torna ogni anno al suo villaggio, dove ha aperto una scuola e sostiene progetti di sviluppo locale.
Cerchi di continuità
Sebbene architetto di formazione, Prafulla Mohanti ha trovato nella pittura la forma più naturale per esprimere ciò che le parole e le strutture non riuscivano a dire.
Per lui, dipingere è un atto spirituale. I suoi quadri sono spazi meditativi, dove rossi, blu e gialli intensi si fondono in cerchi concentrici, forme geometriche e motivi ritmici.
I cerchi non sono decorazioni: sono il Bindu, punto d’origine nella filosofia induista e tantrica, simbolo del cosmo in espansione, della ciclicità della vita.
Al centro della sua ricerca c’è il concetto di Shunya — il vuoto, il silenzio, l’infinito. Attraverso la ripetizione e l’astrazione, Mohanti traduce il silenzio in immagine, e invita chi guarda a perdersi nel flusso del tempo e della coscienza.
“Aspettavo con impazienza le feste. Erano piene di colori e movimento. I personaggi dei drammi notturni mi affascinavano. La musica e la danza mi spingevano a partecipare. Istintivamente cominciai a disegnare e dipingere sui muri e per terra durante le cerimonie religiose.”— Prafulla Mohanti
Una lingua tutta sua
Attraverso le sue opere, Mohanti ha dato una voce nuova all’India rurale, portando lo spirito dell’Odisha nel mondo. Il suo libro My Village, My Life è una testimonianza intima e preziosa di un’India che raramente viene raccontata, e ha contribuito a ridefinire il significato di appartenenza e migrazione.
A Londra, il suo lavoro nell’urbanistica ha introdotto nuove prospettive culturali nella progettazione della città. In ogni medium — dalla pittura alla scrittura, dall’architettura alla danza — Mohanti esplora identità, memoria e trasformazione.
Il suo dipinto Kalika è stato acquisito dal British Museum, segnando la sua presenza nella storia dell’arte globale.
Artista tra i più longevi della diaspora indiana nel Regno Unito, continua a partecipare al dialogo culturale tra Oriente e Occidente, con la calma silenziosa di chi ha imparato a restare fedele a sé stesso.

Scoprire l’Odisha: dove il tempo si fa rituale
L’Odisha non è solo terra d’origine per Prafulla Mohanti: è un luogo dove la tradizione plasma ogni gesto quotidiano. Nei templi antichi, nei mercati artigianali, nelle cucine di villaggio, ogni cosa vive al ritmo del passato.Bhubaneswar, Cuttack e Puri formano un triangolo culturale: la prima è spirito, la seconda è tecnica, la terza è viaggio.
Ammira il Tempio del Sole di Konark
Capolavoro dell’architettura Kalinga del XIII secolo, il Tempio del Sole di Konark è costruito come un gigantesco carro celeste. I suoi chakra (ruote) non sono solo simbolici: funzionano come meridiane solari, segnando le ore del giorno secondo la scienza astronomica dell’India antica.
Osserva l’arte della filigrana a Cuttack
Nelle botteghe di Cuttack, gli artigiani modellano argento in fili sottilissimi, intrecciandoli in gioielli delicati e ricchi di dettagli. È un’arte ipnotica, tramandata da generazioni, fatta con strumenti semplici ma mani esperte — unica al mondo.
Segui i tratti della Pattachitra
La Pattachitra è una pittura tradizionale dell’Odisha, realizzata su stoffa o foglie di palma. Racconta scene mitologiche in colori vivaci e tratti precisi, e viene ancora oggi praticata nei villaggi e mostrata nei mercati, come un racconto dipinto che continua a vivere.
Cucina con una famiglia odia
Incontra un cuoco locale e scopri i sapori profondi della cucina odia. Dalla preparazione delle spezie a piatti come il Dalma (lenticchie e verdure) o il Pakhala (riso fermentato), ogni piatto è un viaggio sensoriale, tra aromi, gesti e memoria collettiva.
Arte, identità e il vuoto fertile del silenzio
Prafulla Mohanti è un ponte vivente tra due mondi. Nelle sue opere non c’è nostalgia, ma connessione profonda. Nei suoi cerchi colorati, nel suo ritorno annuale al villaggio, nel suo modo di camminare tra linguaggi e culture, si coglie una visione dell’arte come necessità dell’anima.
In un tempo in cui tutto corre, Mohanti ci invita a guardare dentro, a cercare nel vuoto non l’assenza, ma lo spazio fertile dell’essere.






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