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Il Chandigarh di Milkha Singh

Milkha Singh (1929-2021)


Dalle strade polverose a qualche passo dal nulla, fino ai rettilinei delle piste più prestigiose al mondo, Milkha Singh ha corso con una forza che ha cambiato per sempre il destino dello sport in India. Si è allenato quando le strutture erano inesistenti, spesso a piedi nudi, costruendo la sua resistenza con nient’altro che la volontà di non fermarsi.


Figlio di un’India appena indipendente, Milkha Singh ha portato sulle spalle il peso e l’orgoglio di una nazione giovane. Le sue gare hanno attraversato oceani e confini, ma ciò che restava costante era la disciplina – dura, onesta, incrollabile.

La sua storia, ancora oggi, è una scintilla che accende i sogni olimpici dell’India.


fotografia di milkha singh durante una gara

Radici e resistenza

Milkha Singh non è cresciuto sognando medaglie. Da ragazzo, la sua unica priorità era sopravvivere. Nato a Govindpura, nell’attuale Pakistan, viveva in una famiglia contadina. Ogni giorno percorreva dieci chilometri a piedi nudi per andare a scuola, attraversando sabbia rovente e due canali senza nemmeno sapere nuotare.


La tragedia arrivò con la Partizione. In quel momento di lacerazione nazionale, perse i genitori e diversi fratelli. Fuggì verso Delhi senza nulla, vivendo in campi profughi e nutrendosi di poco. Si arruolò nell’esercito indiano nel 1951, più per un pasto sicuro che per vocazione. Ma lì, tra le caserme polverose, qualcuno notò la sua velocità. Le prime corse furono su sterrato, le successive lo portarono ben oltre i confini del campo.


The Flying Sikh

Milkha Singh trasformò la corsa in una nuova lingua nazionale.

Dopo alcune battute d’arresto iniziali, la svolta arrivò nel 1958: due ori agli Asian Games di Tokyo nei 200 e 400 metri. Lo stesso anno, ai Giochi del Commonwealth di Cardiff, vinse l’oro nei 440 yard: fu il primo atleta indiano a ottenere una medaglia d’oro individuale in atletica in un evento internazionale. Non era solo un traguardo personale, ma una dichiarazione d’intenti per l’intero Paese.


Nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, sfiorò il podio nei 400 metri, arrivando quarto. Quel risultato fu una ferita, ma anche una leggenda: il suo tempo di 45.73 secondi restò imbattuto in India per quasi 40 anni. Due anni dopo, agli Asian Games di Jakarta, conquistò un altro oro nei 400 metri e contribuì alla vittoria indiana nella staffetta.

Ma fu la gara a Lahore, contro il campione pakistano Abdul Khaliq, a scrivere la storia. Milkha inizialmente rifiutò l’invito: troppe ferite aperte, troppi ricordi dolorosi legati alla città che aveva dovuto abbandonare. Alla fine accettò. E vinse. Il presidente del Pakistan, Ayub Khan, disse: “Oggi non hai corso, hai volato.” Da quel giorno, divenne per tutti il Flying Sikh.

“Ho ricordi vividi dei Commonwealth Games a Cardiff – ero l’unico indiano a vincere, e non avevo idea che ce l’avrei fatta, dato che correva anche il detentore del record mondiale. La Regina mi consegnò la medaglia e il Primo Ministro Nehru mi mandò un messaggio. Ricevere quel riconoscimento fu un momento indimenticabile.” — Milkha Singh in una conversazione con SikhNet

Oltre il traguardo

Dopo il ritiro nel 1964, Milkha Singh si stabilì a Chandigarh. Condivise la vita con Nirmal Kaur, ex capitano della squadra femminile indiana di pallavolo, e insieme costruirono una famiglia fondata su sport e servizio. Divenne Direttore dello Sport del Punjab e, nel 2003, istituì il Milkha Singh Charitable Trust per sostenere giovani atleti con poche risorse.


Fu mentore, ambasciatore dello sport, voce lucida per l’atletica. Ricevette il Padma Shri nel 1959, l’Arjuna Award nel 1961 e, postumo, il Padma Bhushan nel 2021. Una sua statua in corsa, al museo Madame Tussauds di Chandigarh, ne immortala il gesto. Atleti come Neeraj Chopra, medaglia d’oro olimpica, gli hanno dedicato le loro vittorie.

Grazie a lui, l’idea stessa di un atleta indiano venne riscritta: più veloce, più fiera, più vicina al podio.


Milkha Singh durante una gara di corsa insieme ai suoi avversari

Scoprendo Chandigarh

Città progettata prima d’essere costruita, Chandigarh è un raro esempio di visione urbanistica moderna in India. Ideata da Le Corbusier, rappresenta l’aspirazione dell’India post-indipendenza: ordine, apertura, eleganza. Viali alberati, piazze razionali e spazi verdi fanno di questa città un luogo dove tutto – architettura, natura, vita quotidiana – trova il suo equilibrio. Chandigarh funge da capitale di due stati indiani: il Punjab e l'Haryana.


  • Scopri un mondo segreto di sculture

    Visita il Rock Garden di Nek Chand, un labirinto immaginifico nato da materiali di scarto. Creato in segreto, oggi è uno degli spazi più creativi d’India, prova vivente di ciò che un uomo può costruire con pazienza e immaginazione.

  • Passeggia nel Capitol Complex

    Un sito UNESCO dove l’eredità architettonica di Le Corbusier si manifesta tra geometrie pulite, piazze aperte e monumentalità civile. Un laboratorio a cielo aperto dell’urbanistica moderna.

  • Naviga o cammina sul lago Sukhna

    Al mattino o al tramonto, il lago è il cuore pulsante della città. Passeggia lungo la promenade o noleggia una barca, mentre le colline Shivalik si riflettono sull’acqua calma.

  • Segui il filo dell’arte moderna

    Dai capolavori modernisti del Government Museum & Art Gallery alle mostre contemporanee di spazi come Alliance Française o la Punjab Lalit Kala Akademi, Chandigarh celebra la creatività con spirito laico e raffinato.


veduta del Chandigarh Capitol Comlex a Chandigarh, India

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